Ritorno sul web, ritorno a Istànbul, ritorno al Pera Palace 33 anni dopo. Non che in Turchia o a Istànbul non ci sia tornato, in tutto questo tempo. La verità è che per molti anni sono mancato dal paese – un bel “buco” dal 1981 al 2003! E il Pera, intanto, aveva chiuso i battenti in attesa di nuovi proprietari e di un restauro assolutamente necessario.
A settembre del ’14 sono nuovamente andato in missione in Cappadocia e così, sulla via del ritorno, ci siamo organizzati, io e Ginevra, per incontrarci a Istànbul. Una settimana fantastica sulle rive del Bosforo e nel cuore di questa affascinate metropoli, brulicante di vita, di splendori, di passato e presente che si fondono in un blend a metà tra Oriente e Occidente.
Ginevra non l’aveva mai vista, la capitale dell’impero e così la felicità è stata quella di poterla guidare attraverso la storia millenaria di questa città che ti riserva sempre nuove sorprese ogni volta che ci torni. E non finisci mai di stupirti, di scoprire qualcosa, di trovare novità assolute, come il fantastico Marmaray Train che in tre minuti ti porta dall’Europa all’Asia attraverso un tunnel adagiato sul fondo del Bosforo. Magari nel frattempo scopri che il Pera Palace ha riaperto i battenti e che si può di nuovo sprofondare nella sua atmosfera ovattata di fìn de siècle, aspettando Agatha Christie o forse Lawrence d’Arabia.
Istànbul negli ultimi anni ha subito grandi trasformazioni. Quando sono tornato nel 2003 ho stentato a riconoscerla: la ricordavo come l’avevo vista la prima volta in un caliginoso giorno di novembre, grigia, molti edifici desolatamente abbandonati, tante costruzioni nuove ma brutte, sempre indaffarata, le sue imponenti moschee a ricordare allo straniero che questo è sì un altro mondo ma che si è sempre sentito parte dell’Europa. Che però, arrogante, guarda da un’altra parte.
In ogni caso noi un thè al Pera Palace ce lo siamo regalato.